Esiste davvero la vitamina della longevità capace di rallentare l'invecchiamento e migliorare la nostra salute? Mentre su Instagram e TikTok gli influencer propongono sempre più rimedi per invecchiare in salute, scienziati ed esperti studiano nutrienti essenziali per una vita lunga ed equilibrata. Fra tutti, uno spicca per i suoi straordinari benefici: è la vitamina della longevità? Ma qual è e come possiamo assumerla ogni giorno? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Carmen Iures, medico chirurgo esperto in medicina preventiva, integrativa e anti-aging presso la Salus 360-Cliniche di Torino.
Vitamina A: perché è considerata la vitamina della longevità?
«La vitamina A è spesso definita la vitamina della longevità per i suoi molteplici benefici sulla salute cellulare, sulla pelle e sul sistema immunitario» spiega la dottoressa Carmen Iures. «Grazie alle sue proprietà antiossidanti e rigenerative, svolge infatti un ruolo cruciale nel rallentare i processi di invecchiamento e nel promuovere la salute in generale. La vitamina A, insieme ai suoi precursori svolge un‘ottima azione di protezione: neutralizza i radicali liberi e riduce lo stress ossidativo, preservando l’integrità delle cellule e prevenendo le malattie degenerative legate all'età. Uno degli effetti più noti della vitamina della longevità è la sua azione antiaging. La vitamina A infatti è capace di stimolare il turnover cellulare, migliorando la texture e l’elasticità della pelle. Grazie alla produzione di collagene, aiuta infatti a ridurre rughe e segni d’espressione. La vitamina A contribuisce inoltre a potenziare le difese naturali dell'organismo, proteggendolo da infezioni e malattie che possono accelerare il processo di invecchiamento. Infine, la vitamina A è essenziale per il benessere della vista, riducendo il rischio di degenerazione maculare e altri disturbi visivi legati all’invecchiamento che potrebbero peggiorare la qualità della vita. Non bisogna inoltre dimenticare il fatto che la vitamina A svolge un ruolo chiave nella protezione del sistema nervoso».
Vitamina A e longevità: studi scientifici e benefici per la salute
Cosa dicono gli studi recenti sul legame tra vitamina A e longevità? La vitamina A può influenzare la longevità attraverso diversi meccanismi. «Addirittura alcune ricerche condotte sull’argomento hanno dimostrato una connessione tra l'assunzione di nutrienti, come la vitamina A, e l'espressione genica correlata alla longevità. Una dieta equilibrata che fornisce adeguate quantità di vitamina A può infatti modulare l'attività di geni associati all'invecchiamento e alle malattie, contribuendo a una vita più lunga e sana» dice la dottoressa Carmen Iures. «Diversi studi confermano il ruolo della vitamina A nella regolazione dell’infiammazione, una condizione che se diventa cronica può danneggiare con il tempo la salute aumentando il rischio per esempio di malattie cardiovascolari, che sono una delle principali cause di mortalità precoce nel mondo» dice l’esperta. «La vitamina A contribuisce a ridurre l’infiammazione cronica grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e immunomodulanti. I meccanismi attraverso cui agisce sono: la regolazione del sistema immunitario, attraverso la modulazione delle cellule T; la regolazione delle citochine pro-infiammatorie (come IL-6 e TNF-α) e antinfiammatorie (come IL-10); l’effetto antiossidante, che neutralizza i radicali liberi e lo stress ossidativo, due fattori che favoriscono l’infiammazione cronica e il danno ai tessuti; il mantenimento dell’integrità della barriera intestinale, prevenendo la permeabilità intestinale (leaky gut), una condizione che può scatenare infiammazione sistemica».
Fabbisogno giornaliero di vitamina A: quanta ne serve davvero?
«Il fabbisogno giornaliero di vitamina A varia in base all’età, al sesso e allo stato fisiologico» precisa la dottoressa Carmen Iures. Gli uomini adulti necessitano di 900 mcg mentre le donne di 700 mcg.Per ottenere la giusta quantità di vitamina A, è sufficiente includere nella dieta alimenti ricchi di questa vitamina».
Le fonti naturali di vitamina A
Quali sono i cibi più ricchi di vitamina A? «Tra le migliori fonti troviamo le carote, che forniscono circa 835 mcg per 100 grammi, e gli spinaci, che ne contengono circa 469 mcg. Anche il fegato di manzo è una fonte estremamente ricca, con oltre 6500 mcg per 100 grammi, ma va consumato con moderazione per evitare un’eccessiva assunzione. Altri alimenti utili per assicurarsi la vitamina A sono le uova, che apportano circa 140 mcg per uovo medio, e i latticini come latte e formaggi. Particolare attenzione va all’eccesso di vitamina A: unconsumo eccessivo di vitamina A preformata (retinoidi) può risultare dannoso per la salute, portando a possibili effetti tossici. Al contrario, i carotenoidi derivati da frutta e verdura rappresentano una fonte più sicura, poiché l’organismo li trasforma in vitamina A solo in base alle proprie necessità».
Come assicurarsi un corretto apporto di vitamina A a tavola?
Per assicurarsi un corretto apporto di vitamina A attraverso l’alimentazione non basta solo includere nella dieta quotidiana alimenti ricchi di questo nutriente, ma cercare di migliorare la sua assimilazione da parte dell’organismo. «Poiché la vitamina A è liposolubile, per favorirne l’assorbimento va sempre consumata con una fonte di grassi sani come l’olio extravergine d’oliva, l’avocado, la frutta secca (noci, mandorle, semi di lino). Per massimizzare la conversione del beta-carotene in vitamina A, è utile aggiungere fonti di vitamina C, come agrumi, peperoni e kiwi».
Gli integratori di vitamina A servono davvero?
«In generale, è consigliatoassumere la vitamina A da fonti naturali come gli alimenti» dice la dottoressa Carmen Iures. «L’eccesso di vitamina A da cibo è raro, mentre un sovradosaggio da integratori può essere tossico. La vitamina A proveniente dall’alimentazione risultapiù biodisponibile e bilanciata in quanto i cibi contengono altri nutrienti che ne favoriscono l’assorbimento. Inoltre,gli integratori possono accumularsi nel fegato, mentre il beta-carotene da frutta e verdura viene convertito solo quando necessario» dice l’esperta. «Gli integratori possono essere utili in alcuni casi specifici, come una carenza diagnostica confermata da un medico (cecità notturna, pelle secca, infezioni frequenti), in caso di malassorbimento in persone con morbo di Crohn, celiachia, insufficienza pancreatica o malattie epatiche cosi come di fronte a unadieta molto povera di vitamina A. È preferibile poi l’integrazione conilbeta-carotene, perché il corpo ne converte solo la quantità necessaria, evitando tossicità, mentreil retinolo è più rischioso, soprattutto a dosi elevate e per lunghi periodi.In conclusione gli integratori servono solo in casi specifici e sotto consiglio medico, per evitare tossicità».